Dott.ssa Benedetta Mulas
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La parola psicoterapia deriva dall’unione dei termini greci “psichè” e “thèrapheia” e significa letteralmente “cura dell’anima”. Sebbene sia difficile dare una definizione unica di psicoterapia, poiché è essa un processo che coinvolge molteplici fattori difficilmente spiegabili a parole, si può dire che in generale essa è una forma di trattamento psicologico finalizzato alla risoluzione del disagio psichico e/o alla crescita personale e basato sulla relazione interpersonale che si crea tra terapeuta e paziente.
L’approccio terapeutico da me scelto e praticato è quello della Psicoterapia della Gestalt Analitica. La Psicoterapia della Gestalt nasce e si sviluppa alla fine degli anni ‘50 ad opera dello psicologo tedesco Fritz Perls. La terapia gestaltica, che è fortemente influenzata dagli studi della psicologia della forma così come dall’esistenzialismo e dalla fenomenologia, si basa su una serie di concetti semplici e fondamentali.
Uno dei concetti cardine della Terapia della Gestalt è quello di “Contatto“. Esso può essere definito come la funzione che sintetizza il bisogno di unione e separazione e consente all’individuo di incontrare il mondo esterno in modo nutriente, in sostanza di realizzare nell’ambiente i suoi bisogni e le sue necessità. Il processo tra individuo e ambiente viene definito “ciclo di contatto” o “ciclo dell’esperienza” ed è costituito da una serie di fasi fondamentali.
Osservare in che modo il paziente si auto-interrompe cronicamente all’interno del ciclo stesso dà informazioni importanti sul suo modo di “essere” nel mondo. Mentre infatti la capacità di interrompere il processo di contatto è considerata sana in quanto permette di adattarsi alle situazioni della vita, le interruzioni croniche e inconsapevoli si traducono inevitabilmente in disagio psicologico dal momento che i bisogni dell’individuo non possono trovare compimento. La psicoterapia, e in particolare lo spazio “magico” e protetto della relazione tra il terapeuta e il paziente, permette di aiutare il paziente a ritrovare se stesso e a proseguire il suo cammino verso la realizzazione di Sé.
L’avventura unica e straordinaria dell’autorealizzazione può arrestarsi o rendersi difficoltosa nel corso dell’esistenza per i motivi più vari e diversi (traumi del passato che non si è riusciti ad elaborare, critiche, ritiri di affetto, ferite, abbandoni, separazioni, malattie, tradimenti). Spesso nei momenti più cupi e traumatici le voci e le ferite del passato tornano a farsi sentire insieme alla rabbia, al dolore, all’ansia, all’aggressività, al senso di colpa o all’impotenza. Nella relazione terapeutica, così simile alle nostre prime esperienze d’amore e attaccamento, l’antico dolore del paziente viene rielaborato e rimesso in gioco.
Il terapeuta della Gestalt è immerso nella relazione “sta” insieme al paziente nella relazione, in quel preciso momento e in quel luogo, è lì per lui e con lui e al contempo è osservatore esterno del processo che sta avvenendo. E’ nella relazione, nel contatto profondo tra due anime che si creano le esperienze e le possibilità perché il paziente possa imparare a sperimentarsi nella relazione, a stare dentro di essa e nello stesso tempo fuori da essa, a conoscere la vicinanza e la separazione, a muoversi verso un nuovo senso di sé e della propria identità, ad attivare quel “guaritore interiore” che è dentro ognuno di noi. Sentire che esiste uno spazio e un tempo per riesumare antichi dolori e che esiste una relazione in cui questo è possibile e in cui ci si può sentire compresi, sostenuti, accolti permette di ritrovare la fiducia e di ripercorrere il cammino verso l’individuazione e la realizzazione di sé. La capacità di stare in relazione e di essere autonomi sta alla base del senso di Sé, dell’autostima, della fiducia nelle proprie possibilità.
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