Psicologo Psicoterapeuta a Cagliari

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Dott.ssa Benedetta Mulas

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Tabagismo: aspetti psicologici del fumare

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Il consumo di sigarette accomuna persone di ogni genere ed estrazione sociale, con effetti che alla lunga causano danni spesso irreversibili sulla propria salute. Dietro al bisogno di fumare si nascondono importanti meccanismi psicologici che entrano in atto prima dell’inizio del tipico rituale e che in buona parte prescindono dalle dinamiche coinvolte nella dipendenza fisiologica dalla nicotina.

Tra piacere e autodistruzione: il contributo psicoanalitico

La letteratura scientifica ha ampiamente illustrato gli effetti negativi legati al consumo di nicotina. A ciò si aggiunge l’esperienza personale che include innumerevoli svantaggi associati all’utilizzo della sostanza, dai costi legati all’acquisto delle sigarette al cattivo odore, così come a difficoltà respiratorie e fisiologiche che non di rado si uniscono a quelle psicologiche, prime tra tutte lo stress attivato dal bisogno di fumare in momenti inopportuni, ad esempio in orario lavorativo. Chi fuma conosce meglio di chiunque altro questi ed altri svantaggi e in molti casi anche i programmi per la prevenzione del danno non sembrano sortire l’effetto desiderato. 

Ciò avviene in quanto dietro al tabagismo si celano dei meccanismi psicologici che rispondono a bisogni primari; tali bisogni trovano nel consumo del tabacco una strategia compensatoria tesa a colmare vuoti emotivi che spesso affondano le proprie radici in età infantile e fanno della sigaretta una compagna di vita anche in età adulta. Sigmund Freud, da molti considerato un fumatore incallito, ipotizzò la presenza di due tipologie di pulsioni di vita e di morte chiamate Eros e Thanatos, intese come due componenti presenti in ciascuno di noi, che spingono la persona a soddisfare bisogni legati alla riproduzione e alla morte, ma anche all’autodistruzione. 

Nella teoria dello sviluppo psicosessuale, Freud ipotizzò inoltre che la ricerca di gratificazione orale come quella tipica del consumo di sigarette può dipendere da un blocco dello sviluppo stadiale. A causa di traumi o condizioni avverse tale blocco può impedire alla persona di superare la fase orale, portandola ad esprimere la libido attraverso la suzione e altre strategie basate sulla stimolazione orale.

Apprendimento e relazione: il ruolo della sigaretta nell’immagine di sé

Secondo un approccio di stampo più cognitivo gli aspetti psicologici legati al tabagismo sono connessi all’apprendimento di un insieme di elementi connessi al fumo. Più precisamente, l’ipotesi di base è che l’atto del fumare può per alcuni rappresentare un episodio circoscritto, mentre per altri ciò può tradursi in una vera e propria dipendenza a causa dell’attivazione di specifiche mappe con le quali la persona identifica la realtà. 

Alla base del tabagismo ci sarebbe dunque l’associazione tra elementi personali e ambientali tipici del rituale, quali l’accensione della sigaretta o il mettersi in disparte, così come interagire con l’altro per fumare insieme, che di per sé rappresenterebbero stimoli neutri. Questi stimoli acquisiscono un valore centrale perché vengono successivamente associati ad aspetti psicologici più profondi che rispondono a bisogni primari come quello di interagire con gli altri. 

La sigaretta può dare l’impressione di una maggiore sicurezza alimentata dal seguire un protocollo anche motorio prestabilito, in grado di ridurre le incertezze legate al come muoversi, al come stare nella relazione: tutti aspetti che contribuiscono a creare un’associazione positiva tra la sigaretta e l’immagine di sé. 

L’associazione diventa completamente interiorizzata nel momento in cui si accende la sigaretta investendola di significati psicologici che non hanno nulla a che vedere con la sostanza e includono la possibilità di allentare lo stress, ridurre emozioni negative e rilassarsi, ritrovando il proprio equilibrio a livello fisico e relazionale.

L’associazione tra aspetti psicologici e l’atto del fumare può acquisire una profondità tale da integrarsi pienamente nella personalità del soggetto, portando la persona a identificarsi nella tipica routine del tabagista e a non riuscire a immaginare alcuna visione alternativa. In altri casi il tabagismo può attivarsi in risposta a paure derivate dall’ansia sociale e più precisamente alla non accettazione da parte del gruppo. In questo caso la situazione attivante è diversa dalle precedenti ma può portare ugualmente la persona a trasferire sulla sigaretta aspetti psicologici di sé, come spesso accade durante l’adolescenza. 

Infine, per molti il fumo rappresenta una stampella emotiva, una figura altra facile e maneggevole da portare dietro, che come un’estensione di sé o, per meglio dire, della funzione materna: come uno strumento magico che, all’occorrenza, permette di soddisfare il bisogno di calma e rassicurazione attraverso dinamiche psicologiche di natura compulsiva poco distanti da quelle tipiche di altre forme di dipendenza, come quella affettiva o sessuale.

Il trattamento psicologico del tabagismo

Un aspetto centrale da tenere in considerazione riguarda il ruolo passivo del tabagista unito alla perdita del controllo. Nonostante molti ostentino tale abitudine come un semplice vizio, in pochi si etichettano come dipendenti dalla nicotina. 

In questo senso per i fumatori diventa difficile individuare quali sono i meccanismi reali che portano la persona a perdere il controllo sulle proprie abitudini e a identificare gli aspetti psicologici celati dietro al consumo di nicotina. Iniziare un percorso di sostegno psicologico può aiutare la persona a individuare le dinamiche psicologiche alla base del tabagismo, dal bisogno di rassicurazione a quello legato all’ansia sociale, così come le difficoltà nell’autoregolazione emotiva e a superarle trattando direttamente il problema e non solo il suo veicolo espressivo.

Dott.ssa Benedetta Mulas Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari

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