Dott.ssa Benedetta Mulas
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Jung ha proposto un interessante modello della personalità che apre le porte al tema del doppio. Tale visione vede il coinvolgimento di due aspetti opposti definiti la Luce e l’Ombra, che rappresentano rispettivamente il bene e il male. Luce e Ombra vanno a costituire la personalità individuale secondo dinamiche differenti per ciascuno di noi.
L’Ombra come polarità negativa
Esattamente come avviene nel caso della figura umana proiettata sulla parete, secondo il modello junghiano ciascuno di noi possiede una componente oscura. Tale elemento rappresenta un importante tassello della personalità umana e racchiude in sé gli aspetti più primitivi della mente umana, istinti che l’uomo non percepisce direttamente come propri ma come entità esterne o ad esso appartenenti solo in una fase precedente come quella infantile.
L’Ombra è una metafora che, proprio come la sagoma che si proietta sul muro, rappresenta la stessa figura umana e allo stesso tempo insegue la persona quando si allontana, pur procedendo in direzione e movimenti opposti. Tale aspetto oscuro della personalità ne racchiude le componenti negative associate al male e non può esistere senza la presenza di una controparte definita Luce, che potremmo definire il bene.
Senza la luce, infatti non sarebbe possibile individuare l’oscurità assieme a tutti i contenuti istintuali che la compongono. L’Ombra rappresenta la natura primordiale dell’esistenza psichica ed emerge sotto forma di spinte e istinti che si contrappongono all’Io cosciente. In realtà tale componente comprende qualità legate all’età infantile che per certi versi renderebbero la vita quotidiana più semplice e piacevole, ma si scontrano con la tradizione e la vita sociale. Tale scontro è alimentato dall’incompatibilità tra le componenti istintuali e lo stile di vita che l’uomo ha scelto coscientemente, elemento che gli impedisce di vivere le prime esprimendole appieno.
Due entità opposte e necessarie per il processo di individuazione personale
L’Ombra diventa quindi una componente relativamente autonoma della personalità individuale che spesso emerge nei sogni in quanto l’attività onirica consente alla persona di esprimere contenuti che la coscienza etichetterebbe come altro da sé.
La negazione dei processi legati all’Ombra non compare solo nel sogno ma caratterizza la routine quotidiana e le dinamiche relazionali di ciascuno di noi. Nella vita di tutti i giorni quest’ultima può emergere sotto forma di sentimenti di critica e disprezzo: l’uomo tende a vedere negli altri quelle qualità e quei difetti che cerca di allontanare da sé ma che in realtà gli appartengono in prima persona.
Nell’accezione junghiana la Luce rappresenta l’equivalente simbolico della coscienza, qualcosa senza il quale non sarebbe possibile raccogliere informazioni percettive e, di conseguenza, dare un senso al mondo esterno.
Integrazione di Luce e Ombra in psicoterapia
Oltre a definire la controparte della Luce, in psicoterapia l’Ombra rappresenta un percorso personale. Come affermava il padre della psicologia analitica, “non raggiungeremo mai la nostra totalità, se non ci assumiamo l’oscurità che è in noi poiché non c’è corpo che, nella sua totalità, non proietti un’ombra”.
Lo stesso percorso decantato della Divina Commedia dantesca, nella quale il traguardo del paradiso era reso possibile unicamente dal passaggio per gli inferi, anche la psicoterapia richiede di attraversare la parte meno conosciuta ed espressa della persona per facilitarne l’evoluzione interiore.
L’integrazione dell’Ombra rappresenta un passaggio fondamentale nel processo di individuazione: riconoscere la propria Ombra significa sostituire il meccanismo proiettivo che ci porta a spostare tale componente all’esterno con l’accettazione di tali elementi come parte di sé. In alcuni casi si tratta di un processo particolarmente difficoltoso, che non di rado può portare al risultato opposto: la persona non riconosce l’Ombra come parte di sé ed opera un intervento di scissione.
Allontanare tali processi significa relegare le proprie parti oscure a un’esistenza autonoma e distaccata rispetto al resto della personalità. Se da un lato ciò potrebbe trasmettere un iniziale senso di tranquillità personale, in realtà la scissione operata fa sì che la persona viva impiegando componenti parziali di sé. Detto in altri termini, il mancato riconoscimento dell’Ombra porta la persona a vivere di sola luce senza accettare la coesistenza di entrambi gli aspetti, fissandola a uno stadio precedente che viene etichettato come tipico dell’età infantile. Ciò aumenta l’oscurità dell’Ombra accentuandone la percezione minacciosa di contenuti che, di fatto, definiscono la persona distinguendola da chiunque altro. Ciò che impedisce il processo di individuazione è rappresentato proprio dalla difficoltà nell’accettare ciò che inizialmente percepiamo come irragionevole, pericoloso o malvagio.
La psicoterapia può facilitare questo percorso interiore attraverso l’accettazione dell’Ombra nelle sue componenti razionali e irrazionali, rendendo possibile l’espressione di energie e potenziale creativo ad essa associati. Non a caso il modello junghiano ribadisce quanto l’Ombra abbia bisogno di esprimersi per garantire il benessere individuale, evitando così il rischio di bloccare l’Io in una sorta di conflitto interno. La psicoterapia aiuta ad affrontare direttamente questo conflitto, agendo come meccanismo funzionale al posto della scissione e del conseguente evitamento di una componente fondamentale per ognuno di noi.
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