Dott.ssa Benedetta Mulas
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Nella teoria junghiana il viaggio dell’eroe rappresenta un percorso di crescita individuale composto da varie tappe. In ciascuno stadio si attivano diversi archetipi che ci guidano portandoci ad abbandonare il mondo conosciuto per esplorare nuove realtà, agendo come molla che ci spinge alla scoperta del nostro potenziale umano, alimentando il processo di individuazione.
Un viaggio tra morte e rinascita
Il padre della psicologia analitica associa le narrazioni mitiche di personaggi come Ercole o Marco Polo a veri e propri percorsi di trasformazione psichica che ciascuno di noi esperisce nella propria storia personale. Il viaggio dell’Eroe rappresenta un processo di evoluzione interiore, da Jung denominato processo di individuazione, che si compone di varie tappe attraverso le quali si snodano archetipi e spinte pulsionali differenti. Questo processo ha inizio con la percezione di una dissonanza che ci porta ad abbandonare la realtà attuale, a cambiare il nostro modo di vedere le cose e ad abbandonare i punti fermi ormai strutturati per lasciare spazio all’evoluzione di potenzialità ancora inespresse.
In modo analogo a quanto accade nelle narrazioni mitiche, il viaggio non inizia mai in modo casuale ma nasce in momenti di crisi e precarietà che, a livello personale, spesso coincidono con la percezione di sentirsi intrappolati in una realtà che non ci soddisfa e con il desiderio di raggiungere nuovi obiettivi personali. La meta finale può variare in modo significativo per ciascuno di noi, ad esempio prendendo la forma ora di un nuovo titolo di studio, ora della strutturazione di un legame sentimentale o di un trasferimento alla ricerca di migliori condizioni di vita.
A prescindere dall’immagine della meta finale che ciascuno di noi attribuisce al proprio viaggio, questo percorso è rappresentato come una caccia al tesoro caratterizzato dall’alternarsi di premi e ostacoli che la persona non può prevedere e che spinge l’individuo a riattivare risorse personali diverse in funzione di quanto incontra nel proprio cammino: talvolta pazienza e umiltà per superare difficoltà non previste, in altri casi spinta vitale, forza e tenacia. Al contempo si associa alla morte simbolica, al bisogno di abbandonare i precedenti schemi mentali e di lasciare dietro parti di sé per poter rinascere superando nuove fasi evolutive.
Un percorso, tappe diverse
Il viaggio dell’Eroe attraversa diversi stadi che sottendono l’attivazione di altrettanti archetipi che agiscono come guida e spinta creativa. La prima fase del viaggio è associata all’archetipo dell’Innocente: è legato al contesto familiare di origine, a uno spazio ovattato e protettivo che però, a un certo punto della nostra vita, inizia a comparire come troppo vincolante, come qualcosa da cui sganciarci.
L’Innocente richiama a una condizione accogliente ma statica, confortevole ma poco aderente alla realtà. Un po’ come accade all’interno del sistema familiare, l’Innocente segue schemi mentali dettati dalla falsa illusione: può pensare che tutto gli sia dovuto, che qualcun altro supererà i propri problemi al suo posto. Queste aspettative idealizzate possono riferirsi all’idea di sé o del proprio contesto, ma in entrambi i casi agiscono come finzione funzionale poiché se divenissimo immediatamente consapevoli della realtà e degli ostacoli futuri, probabilmente sarebbe più difficile iniziare il viaggio.
Il secondo stadio è associato all’archetipo dell’Orfano, una fase caratterizzata dall’abbandono del contesto di origine e a tutte le trasformazioni in esso implicate. Lasciarsi alle spalle la condizione originaria permette alla persona di entrare in contatto con realtà, personaggi e usi differenti rispetto a quelli prima dati per scontati, generando il dubbio. Il nuovo destabilizza i vecchi punti di riferimento e le convinzioni ormai strutturate, facendo fortemente vacillare il nostro senso dell’orientamento. Come tutti gli archetipi anche quello dell’Orfano presenta aspetti al contempo positivi e negativi. La perdita di appigli legati a una realtà “naturale”, che davamo per certa, può tradursi in uno stato di paura ed incertezza, ma anche di nostalgia associata a un forte desiderio di tornare al punto di origine, associato a una tendenza all’idealizzazione di quest’ultimo. D’altro canto l’Orfano ha bisogno di vivere sulla propria pelle questo stato di caos per lasciar emergere nuove credenze e un atteggiamento più flessibile nel modo di guardare sé stessi e il mondo.
La fase successiva del viaggio è segnata dall’abbandono del senso di impotenza e della nostalgia e dall’incontro con l’archetipo del Guerriero. Vivere nuove esperienze ed entrare in mondi prima sconosciuti agisce come una leva che ci sprona a tirare fuori le risorse richieste dal contesto che stiamo vivendo. Questo archetipo si associa pertanto alla forza, alla carica vitale e alla perseveranza che attiviamo per superare gli ostacoli e i fallimenti, abbandonando gradualmente il senso di estraneità tipico della fase precedente. Ciò lascia spazio a una nuova visione della realtà che ci circonda, che non appare più come un mondo ostico nel quale siamo abbandonati a noi stessi, trasformandosi pian piano in uno spazio accogliente che abitiamo come soggetti attivi.
L’ultimo stadio del viaggio dell’eroe è segnato dall’incontro con l’Archetipo del Mago. Si tratta di una fase evolutiva fondamentale in quanto legata alla piena consapevolezza della propria storia personale. Questa figura archetipica ci consente di attribuire un senso al nostro processo di crescita senza privilegiare determinati aspetti, ma riuscendo a comprendere il cammino vissuto nei suoi aspetti positivi e negativi, facilitandoci nel riscoprire i nostri aspetti di forza e di vulnerabilità.
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