Dott.ssa Benedetta Mulas
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Ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita l’essere etichettati come gelosi. Solitamente la maggior parte delle persone lo vive come un giudizio negativo, come una critica da disconfermare immediatamente. Eppure la gelosia rappresenta una dinamica frequente anche nei rapporti più funzionali e autentici, che nasce dal desiderio di custodire e proteggere la relazione di coppia. Il discorso cambia quando il sentimento si trasforma in qualcosa di ossessivo e disfunzionale. In questo caso la gelosia emerge in modo intenso e incontrollabile e tende ad alimentare rapporti poco gratificanti che talvolta diventano insostenibili per entrambi i partner.
Dinamiche tipiche della relazione di coppia
Nelle coppie normali la gelosia si esprime attraverso un aumento dello stato di attivazione fisiologica percepito come controllabile e funzionale, che porta la persona a mettere in atto determinate azioni per tutelare la diade da minacce esterne. Oltre a questo primo beneficio, il rapporto a due viene arricchito da un secondo vantaggio: una sana gelosia fa sentire l’altro amato, desiderato e protetto.
Nel caso di relazioni basate sulla gelosia morbosa, invece, accade esattamente il contrario. Si tratta di un sentimento che assume differenti connotati: l’attivazione fisiologica raggiunge livelli elevatissimi ed è causata dalla percezione di una minaccia anche in assenza di stimoli allarmanti. L’emozione alla base è quella della paura, sperimentata come immediata e intensa. Il problema è che pian piano la paura tende ad attivarsi in maniera costante, innescando azioni e interazioni che mettono a dura prova il benessere all’interno della coppia, fino a trasformarsi nel polo centrale della relazione.
Il partner geloso assume un atteggiamento mentale basato sull’angoscia e la paranoia. Di conseguenza, ogni dialogo o azione dell’altro diventerà un mezzo attraverso il quale ricercare prove della sua presunta infedeltà e/o che confermano il rischio di essere abbandonato. L’immagine personale di queste persone è caratterizzata da una scarsa autostima e da un’insufficiente fiducia nel proprio potenziale, immagine che non fa altro che alimentare sentimenti di invidia e aggressività nei confronti di chiunque si avvicini alla propria metà.
Sul piano comportamentale la persona cercherà di spegnere l’attivazione fisiologica legata alla gelosia morbosa mettendo in atto una serie di azioni tese a controllare il comportamento dell’altro. Pedinamenti, domande strategiche poste ad amici e familiari e accessi non autorizzati ai profili dei social network dell’altro sono solo alcuni esempi dei comportamenti tipici mossi dalla gelosia morbosa.
Ovviamente le dinamiche relazionali tipiche non si fermano qui. L’atteggiamento paranoide e controllante del primo scatenerà nel secondo reazioni che possono colludere, cosa che avviene frequentemente nelle coppie di lunga data, instaurando rapporti in cui ogni azione è mossa dal tentativo di validare la propria posizione. In altri casi, invece, l’altro non riconosce le dinamiche legate alla gelosia patologica come proprie. Ciò lo porta ad allontanarsi emotivamente dal partner, riattivando inconsciamente le paure primordiali alla base della gelosia morbosa e, di fatto, intensificando l’atteggiamento iper controllante dell’altro, talvolta scatenando azioni inaspettate ed aggressive.
Le cause della gelosia patologica
Come abbiamo accennato in precedenza, la gelosia rappresenta una costante di tutti i rapporti, così come la motivazione a salvaguardare una relazione che ci gratifica. Tra i fattori alla base della gelosia patologica vi è lo stile di attaccamento che ciascuno di noi apprende principalmente attraverso il modello fornito dalle figure primarie. Pertanto, gli individui con uno stile di attaccamento sicuro hanno imparato a identificarsi come singoli anche all’interno del rapporto a due. Ma soprattutto hanno acquisito un’immagine positiva di sé correlata all’apprendimento di strumenti che gli permettono di interfacciarsi in modo funzionale con l’altro.
Diversamente, la gelosia morbosa compare frequentemente in persone con uno stile di attaccamento insicuro. Nel secondo caso i rapporti con le figure significative della propria infanzia sono segnati da lacune affettive vissute come abbandoniche. Tali lacune non gli hanno permesso l’acquisizione di un’immagine strutturata di sé, né di imparare a gestire gli strumenti necessari a relazionarsi efficacemente con l’altro. Per guarire da questa ferita emotiva la persona tende a ricercare continue conferme nel rapporto con il partner. Solitamente però questo atteggiamento non sortisce l’effetto atteso: non solo non permette di salvaguardare l’amore, ma tende a distruggerlo. La tematica della perdita è strettamente legata alla dipendenza affettiva.
Anche nel caso della gelosia proiettiva, intesa come la tendenza all’infedeltà nonostante il bisogno di rassicurazioni, la causa è data dalla continua ricerca della conferma che l’altro si comporterebbe come farebbe il diretto interessato. Ne deriva che anche i meccanismi proiettivi giocano un ruolo cruciale alla base della gelosia patologica e crescendo tendono a strutturarsi diventando un assunto di base che guida la persona nel proprio modo di vedere il mondo ed interfacciarsi con esso.
Verso una relazione sana: l’importanza della psicoterapia
La psicoterapia può aiutare a superare il circolo vizioso della gelosia patologica agendo a livello cognitivo, emotivo, comportamentale e relazionale.
Il trattamento psicoterapico ha lo scopo di spostare il focus precedentemente incentrato sul partner, aiutando il paziente a concentrare la propria attenzione su sé stesso. Le sue emozioni e i suoi interessi diventano il polo principale attraverso cui ruota l’esistenza dell’altro, ribaltando il punto di vista tipico del geloso patologico per cui vale esattamente l’opposto. In questo modo lo si aiuta ad affrontare la tipica distorsione della realtà e ad attribuire un significato più sano e funzionale agli eventi di vita personale, così come ai gesti e alle attenzioni del partner.
Attraverso la costruzione dell’alleanza terapeutica il paziente ha finalmente l’occasione di comprendere le cause antiche e inconsce legate al suo disagio e sperimentare una modalità relazionale differente e sana perché orientata al raggiungimento di obiettivi comuni e funzionali al proprio benessere.
Un altro dei principali obiettivi della psicoterapia è l’accettazione della perdita, che spesso assume per la persona gli stessi connotati del lutto, ed è strettamente collegata a precoci dinamiche di perdita sperimentate nell’infanzia e legate ai modelli di attaccamento con le antiche figure di riferimento. Lavorando su sé stesso il paziente impara a conoscere e fare i conti con la propria storia e i propri vuoti e ad assumere un ruolo attivo nei propri processi relazionali, ma anche a identificarne i limiti che, in questo caso, coincidono con l’ammettere che ogni rapporto di coppia può avere un termine. Parallelamente si lavora sull’identificazione dei meccanismi disfunzionali adottati fino a quel momento e sulle dinamiche di scompenso, aiutandolo ad apprendere modalità più funzionali per affrontare la paura primordiale della perdita.
Un’attenta anamnesi consente di valutare il livello di pericolosità del soggetto e l’intensità del disagio percepito, che in alcuni casi richiede di optare per un percorso integrato che contempla psicoterapia e trattamento farmacologico; quest’ultimo allo scopo di ridurre i sintomi ansiosi e depressivi frequentemente associati alla gelosia patologica.
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