Dott.ssa Benedetta Mulas
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La nascita di un figlio rappresenta per molti il raggiungimento di un traguardo familiare connesso a un progetto personale, ampliando la visione di microsistema e delle persone che ne fanno parte. Attualmente, tuttavia esistono molte coppie che nonostante gli svariati tentativi faticano a completare tale progetto, generando malessere non solo sul piano individuale, ma anche su quello relazionale.
Una diagnosi difficile da elaborare: dal senso di impotenza all’eccessivo controllo
La difficoltà nel concepimento e l’impossibilità di avere un figlio possono sfociare in una serie di pensieri ed emozioni fonte di malessere, che possono portare la persona a sentirsi inadeguata nella sua completezza, rendendole difficile arginare tale problematica alla sfera della fertilità.
Oltre alle emozioni negative correlate all’impossibilità di realizzare il proprio desiderio di diventare genitori, occorre considerare che sul piano cognitivo l’infertilità è spesso correlata a una forte tendenza alla progettualità che alimenta condotte ansiose basate sul controllo, potenzialmente in grado di minare l’autenticità e la flessibilità della persona e della coppia.
Per tale motivo spesso la diagnosi di infertilità si accompagna ad un percorso psicologico teso a superare il dolore del mancato concepimento nonché ad affrontare in modo funzionale l’attivazione del tema centrale della perdita. Nell’ottica psicologica l’infertilità infatti può essere intesa come un’esperienza luttuosa in quanto, seppur in assenza della scomparsa di una persona in carne e ossa, solitamente si accompagna alla percezione della perdita della propria capacità riproduttiva.
Tale capacità è strettamente connessa con l’identità personale e generare un senso di vuoto, un calo dell’autostima personale fino a sfociare in veri e propri sintomi depressivi. Non di rado, inoltre, a complicare il tutto convergono conflitti che uno o entrambi i partner possono riflettere nella relazione a due, caratterizzati da contenuti inespressi o, al contrario, da aggressioni verbalizzate tese a rielaborare il senso di colpa di base o, ancora, la propensione a rimproverarsi per aver aspettato troppo tempo prima di avere un figlio, di aver usato metodi contraccettivi troppo a lungo e così via.
Il ruolo della consulenza psicologica: dalle linee guida alla procreazione assistita
Il supporto psicologico a fronte di una diagnosi di infertilità segue specifiche indicazioni contenute nelle “Linee Guida per La Consulenza nell’Infertilità” promosse dal Consiglio Nazionale degli Psicologi. Tali linee guida pongono in luce alcuni aspetti centrali per fornire un sostegno adeguato ad affrontare la diagnosi e ad intraprendere un eventuale percorso di procreazione assistita.
L’elemento centrale del lavoro terapeutico parte dalla concezione di un obiettivo non realizzato per l’individuo e la coppia, portando gli interagenti del setting clinico a spostare l’attenzione dalla semplice diagnosi alla sofferenza scaturita percepita a livello personale, nonché ai propri vissuti e alle condizioni psicosociali che caratterizzano la diade.
Un altro punto centrale evidenziato nelle linee guida riguarda l’elaborazione delle fantasie associate alla nascita del figlio, ovvero a una persona che pur non essendo materialmente presente appare comunque associata a una serie di vissuti emotivi che in alcuni casi possono scontrarsi con i successivi interventi deputati al concepimento. Le linee guida pongono in risalto la natura complessa dei vari step che la persona e la coppia devono affrontare qualora la diagnosi di infertilità sfoci nel desiderio di un percorso di procreazione assistita, ponendo in luce il rischio di dover attuare più tentativi ai fini del concepimento e, soprattutto, di aumentare le risorse personali necessarie ad affrontare il crescente senso di frustrazione che tali tentativi possono generare. Ad ogni modo, infatti, gli esperti ribadiscono quanto, anche nel caso in cui la coppia opti per tale genere di percorso, è fondamentale non mettere da parte fattori quali le dinamiche della relazione di coppia, il mantenimento di un’intimità e di una sessualità armonica con gli obiettivi dei partner e la tutela del benessere personale quali elementi centrali, da anteporre a un eventuale concepimento.
In tale senso il sostegno psicologico rappresenta una soluzione ideale per contenere i vissuti della coppia sia sul piano individuale sia su quello relazionale, consentendo loro di fornire uno spazio di ascolto nel quale esprimere le delusioni, le aspettative e le paure connesse alla diagnosi di infertilità e a un eventuale percorso di procreazione assistita. Anche nel caso in cui la coppia decida di iniziare tale percorso, la strada non è esente da preoccupazioni che richiedono rassicurazioni costanti, portando uno o entrambi i partner a sperimentare una profonda ansia o, talvolta, a concentrarsi unicamente su tale obiettivo mettendo da parte tutto il resto.
Qualora il percorso non vada a buon fine, l’esito finale può riacuire il senso di impotenza e inadeguatezza e ostacolare il funzionamento individuale e il benessere della coppia, rendendo difficile elaborare emozioni connesse alla percezione di un fallimento personale e all’impossibilità di esaudire un desiderio considerato “naturale”. Tuttavia, un percorso psicologico può rappresentare una soluzione indicata anche nei casi in cui l’esito della procreazione assistita è positivo, alleggerendo tale percorso delle preoccupazioni che spesso lo accompagnano e rielaborando il tema della responsabilità personale per la sua buona riuscita non solo dal punto di vista prettamente medico, ma anche sul piano psicologico.
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