Dott.ssa Benedetta Mulas
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Il disturbo esplosivo intermittente (IED, Intermittent Explosive Disorder) è un disturbo del comportamento caratterizzato da espressioni esagerate e incontrollabili di rabbia sproporzionate rispetto alla situazione o all’evento scatenante. Tali crisi di ira di solito vengono provocate da una situazione che il soggetto interpreta come negativa, ma che altre persone potrebbero gestire con facilità. In alcuni casi la causa può persino essere immaginaria oppure dipendere da gelosia immotivata.
Le espressioni di rabbia in genere comprendono un atteggiamento minaccioso che si manifesta tramite grida e aggressioni verbali e/o fisiche verso oggetti, persone e animali, talvolta di grave entità; sono di breve durata (meno di un’ora) e presentano diversi sintomi tra cui palpitazione, sudorazione e balbuzie e sono talvolta accompagnate da una sensazione di sollievo e/o piacere spesso seguiti da rimorso.
Non si tratta di singoli episodi premeditati, bensì di uno stato emotivo incontrollato ricorrente nel tempo. Questa malattia può essere associata ad altri disturbi dell’umore come il disturbo bipolare.
I criteri per diagnosticare il DSM, come già evidenziato, includono:
Riscontrare molteplici episodi di impossibilità a resistere agli impulsi aggressivi che hanno comportato la distruzione intenzionale di proprietà o l’aggressione di un’altra persona;
2) Un certo grado di aggressività in caso di incidenti che è completamente sproporzionato all’evento da cui il comportamento deriva;
3) Episodi aggressivi che non sono giustificati da un altro disturbo mentale e non sono dovuti agli effetti di un farmaco o di una condizione medica.
La maggior parte delle persone affette da questa patologia ha problemi ad avere relazioni interpersonali poiché vivere accanto ad un individuo che presenta questo disturbo significa trovarsi in un perenne stato di tensione dato che non è possibile predire quando e perché si verificheranno le esplosioni di rabbia.
Questo disturbo può influire anche sulla vita lavorativa del paziente poiché alcune situazioni frustranti che tutti vivono in ambito lavorativo, come discussioni con colleghi o critiche da parte dei superiori, prima o poi finiscono per scatenare una crisi. Questa situazione ricorrente crea un’atmosfera tesa e potrebbe portare a scontri lavorativi che spesso si concludono con il licenziamento.
La causa esatta del disturbo esplosivo intermittente è sconosciuta, ma il disturbo è può essere causato da una serie di fattori ambientali e biologici. Infatti, la maggior parte delle persone affette da questo disturbo, sono cresciute in famiglie dove l’aggressività era espressa in modo distruttivo, dove non c’era controllo degli impulsi e gli abusi di tipo fisico o verbale erano frequenti. Essere esposti a questo tipo di violenza in età infantile rende più probabile che i bambini sviluppino, crescendo, i medesimi tratti e attuino gli stessi copioni relazionali e di gestione delle emozioni.
Una serie di fattori può aumentare il rischio di sviluppare il disturbo esplosivo intermittente:
1) Storia di abuso di sostanze: chi abusa di droghe o alcol ha una probabilità maggiore di sviluppare il disturbo.
2) La storia di abuso fisico: come già detto, bambini che hanno subito abusi e violenze o hanno vissuto più eventi traumatici hanno un aumentato rischio di disturbo esplosivo intermittente.
3) Età: l’inizio del disturbo esplosivo intermittente più comunemente si verifica intorno ai 20 anni.
4) Sesso: gli uomini hanno più probabilità di essere affetti da questo disturbo.
Le terapie si differenziano in base alla gravità del disturbo e alla pericolosità delle sue conseguenze per la persona e per chi le sta accanto e possono includere trattamenti farmacologici a cui si affianchi un percorso psicoterapeutico che lavori sulla gestione della rabbia e la regolazione affettiva del paziente. Gestire la rabbia non significa controllarla o inibirla, ma modularne la risposta emotiva in modo da organizzare l’esperienza e le risposte comportamentali adeguate allo specifico contesto.
Il paziente attraverso il percorso di psicoterapia dovrà imparare a riconoscere i segnali dell’attacco d’ira e le cause che più lo scatenano, in modo da riuscire in un primo momento a contenere la risposta aggressiva. La fase successiva del lavoro terapeutico dovrà orientarsi sulla presa di coscienza dei propri vissuti dolorosi e di abuso che stanno alla base del disturbo, in modo da potersi distanziare da antichi copioni che si sono subiti e poter riscrivere una storia in cui la rabbia sia energia positiva da poter gestire in maniera costruttiva, eliminandone la componente annientante e distruttiva.
Oltre al lavoro su se stessi ed in associazione ad esso, possono anche essere di aiuto le tecniche di rilassamento che riducono lo stato generale di ansia e aggressività o la pratica di sport che cerchino di incanalare l’energia verso attività diverse. In alcuni casi possono essere utili anche certi farmaci che regolano la produzione di serotonina.
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