Dott.ssa Benedetta Mulas
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La crescita psicofisica di ognuno di noi segue una serie di tappe necessarie a strutturare la propria personalità secondo modalità più o meno funzionali al raggiungimento degli obiettivi personali. In alcuni casi l’individuo può incontrare problematiche nel passaggio da uno stadio all’altro, configurando e successivamente alimentando una struttura di personalità di tipo orale: un carattere associato a diverse problematiche legate alla sfera dell’autonomia, dell’indipendenza e della relazione con l’altro.
Origine e manifestazioni corporee
La personalità orale si struttura a partire dalle prime esperienze di attaccamento con le figure significative. Questa struttura è caratterizzata da una fissazione, ovvero un blocco nello stadio orale di sviluppo psicologico che causa l’estensione di alcuni aspetti tipici di questa fase evolutiva.
Nel corso dell’età adulta il carattere orale porta con sé tratti tipici dello stadio infantile quali un basso livello di aggressività, una rappresentazione di sé minata dalla paura dell’indipendenza e dell’autonomia e la tendenza ad aggrapparsi agli altri, quest’ultima sorretta principalmente dal desiderio di essere da essi accolti e curati.
Le caratteristiche tipiche del carattere orale emergono anche a livello corporeo e si contraddistinguono soprattutto per la presenza di blocchi energetici che interessano soprattutto la parte inferiore del corpo.
La struttura corporea appare sorretta in modo debole, si esprime attraverso silhouette lunghe e sottili dalla muscolatura scarsamente sviluppata, particolare che anche esternamente sembra suggerire il bisogno di appoggiarsi agli altri. Questa particolare configurazione corporea sembra rappresentare nella pratica il tema centrale del carattere orale: la difficoltà di stare in piedi da solo e di camminare serenamente affianco all’altro.
Blocchi affettivi e indipendenza negata
È bene precisare che il carattere orale come le altre strutture evidenziate da Lowen non deve essere inteso come un modello puro a cui aderire o meno, in quanto le persone tendono a combinare modelli diversi e ad attuare i meccanismi di difesa correlati in modo più alternato e flessibile. Nella vita quotidiana l’individuo può oscillare maggiormente in una direzione piuttosto di un’altra, ma certamente l’osservazione dei blocchi corporei correlati al carattere orale possono contribuire a comprendere le problematiche psichiche e relazionali che lo contraddistinguono.
La struttura orale è correlata ad un basso livello energetico che a livello affettivo provoca sbalzi d’umore con frequenti fasi depressive. L’incapacità di reggersi in piedi espressa a livello corporeo nasconde un senso di vuoto e un mancato raggiungimento di un’indipendenza identitaria che lo porta a ricercare gli altri per soddisfare i propri bisogni, soprattutto a causa dell’incapacità di stare da solo.
A differenza del rifiuto alla base del carattere schizoide, in quello orale il tema centrale è il vuoto interiore, il vissuto di deprivazione affettiva vissuto in età infantile, che da adulto prende la forma di bisogno impellente che gli altri sono chiamati a soddisfare. Questa struttura presenta importanti tratti legati alla ferita narcisistica in cui il terrore dell’abbandono agisce come linea guida nelle relazioni con l’altro.
Nei rapporti interpersonali queste persone pensano di essere autosufficienti e non riescono a verbalizzare i loro bisogni, ma si aspettano che l’altro li identifichi e li soddisfi. Il funzionamento relazionale si basa sulla costante ricerca di sostegno e attenzioni altrui, sulla necessità di contare sull’altro per prendere decisioni personali e su una scarsa tolleranza alla frustrazione soprattutto rispetto al rifiuto.
La persona non esprime verbalmente i propri bisogni perché ciò implicherebbe prendersi la sua responsabilità e rischiare di ricevere un rifiuto, pertanto utilizza strategie alternative che gli assicurano la vicinanza dell’altro riducendo il rischio di esporsi. Un esempio tipico è indossare una maschera che lo faccia apparire come individuo realizzato e sicuro di sé, spesso addirittura propenso ad aiutare gli altri, quando in realtà l’impegno donato presenta il fine primario di garantire una vicinanza dell’altro e colmare il senso di vuoto da lui percepito. In altri casi il carattere orale può esprimersi attraverso atteggiamenti di vittimismo, nel quale rivendica il bisogno di amore e attenzioni da parte dell’altro sulla base di condizioni di svantaggio non dipendenti da sé, condizione necessaria per non assumere un ruolo attivo ed evitare di esporre le motivazioni reali.
Il vuoto percepito si riflette anche nelle relazioni affettive e, nella coppia, si esprime attraverso precise dinamiche. Tali dinamiche coinvolgono la sfera sessuale che può apparire come molto attiva ed intensa ma solitamente utilizzata per assicurarsi l’amore e la presenza dell’altro. Lo stesso vale per la comunicazione, nella quale frasi romantiche e dichiarazioni d’amore vengono espresse più per il desiderio di essere amati ed accolti e non sulla base di un sentimento autentico nei confronti dell’altro.
Il contributo della psicoterapia
L’insicurezza, la sfiducia nella propria indipendenza e tutti i tratti tipici del carattere orale tendono a innescare un meccanismo che dà luce a dinamiche poco funzionali al benessere individuale. Ciò vale per chi rientra in questo quadro, ma anche per le persone che lo circondano, costantemente chiamate a interpretare i bisogni dell’altro e a non veder pienamente soddisfatti i propri.
Come è facile immaginare, questo meccanismo in parte aiuta la persona a colmare il senso di vuoto interiore con momenti di calma e gratificazione, al cui termine segue la riattivazione della paura dell’abbandono e il bisogno forzato della vicinanza con l’altro.
Chi si riflette in quanto detto difficilmente richiede una psicoterapia per tali problematiche, più frequentemente inizia un percorso psicologico a causa di disturbi depressivi che spesso si attivano in risposta al mancato soddisfacimento dei suoi bisogni affettivi.
Il rapporto terapeutico può innanzitutto fornire un contenitore in grado di accogliere la tristezza, la rabbia e tutte le emozioni connesse alla paura dell’abbandono. Successivamente la psicoterapia può fornire le basi per sperimentare una relazione sana, un luogo sicuro nel quale potersi esporre senza il timore che l’altro si allontani. Ciò aiuta la persona a imparare gradualmente ad esprimere il Vero Sé, il suo nucleo più autentico, e a disinnescare i meccanismi disfunzionali che alla lunga agiscono come una trappola senza vie di fuga.
Sebbene esistano vari strumenti che possono essere impiegati nel percorso psicoterapico, a tale scopo è possibile combinare tecniche focalizzate sul funzionamento mentale con altre incentrate sul lavoro corporeo, al fine di ripristinare l’equilibrio psicofisico dell’individuo attraverso un lavoro congiunto su entrambi i versanti.
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