Dott.ssa Benedetta Mulas
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Ghosting deriva dalla parola inglese “ghost”, fantasma. Il termine può essere tradotto con “sparire come un fantasma” ed è volto a indicare una dinamica relazionale piuttosto frequente che consiste nel non farsi più vivo con un’altra persona. Il risultato è il passaggio da un rapporto intimo e quotidiano a un taglio netto che esclude ogni modalità di comunicazione virtuale e non, apparentemente senza un motivo né possibilità di confronto.
Cos’è e come si manifesta
Malgrado possa sembrare un fenomeno poco frequente, si stima che circa il 50% delle persone ha utilizzato tale strategia almeno una volta nella vita per terminare una relazione scomoda.
In cosa consiste effettivamente il ghosting? A qualcuno sarà capitato di frequentare un partner o un amico in modo più o meno continuativo instaurando un buon legame denso di lieti momenti di condivisione quando all’improvviso, senza né un confronto né alcuna motivazione, l’altra persona semplicemente sparisce dalla circolazione non facendosi più vedere nei soliti luoghi di ritrovo, non rispondendo alle chiamate e dissolvendosi anche nella realtà virtuale. Tale stile relazionale può essere messo in atto su più livelli: poco importa se si tratti di una relazione amicale, ci si frequenti sporadicamente come coppia o si è coinvolti in un legame serio e durevole.
Il ghoster, pur di evitare quel fastidioso confronto vis à vis che lo obbligherebbe a prendersi le proprie responsabilità indotte dalla scelta di finire la storia, solitamente opta per un comportamento di fuga. Tale evitamento ha lo scopo di non affrontare il confronto e non rendere l’altro partecipe della propria decisione. Il ghoster lascia dietro di sé una grossa nuvola di fumo che acceca la vittima, abbandonata in un mare di dubbi e pensieri ossessivi spesso legati alla colpevolezza che la portano inevitabilmente a rimuginare su gesti che in realtà non ha compiuto.
Attualmente molti parlano del ghosting come di un fenomeno in crescita, tuttavia non è facile discernere quanto sia più attivo il fenomeno rispetto alla facilità con cui viene registrato tramite l’utilizzo di WhatsApp, Facebook ed altri canali quotidiani di comunicazione. Se in passato la rottura della relazione veniva gradualmente interiorizzata con il passare del tempo, oggi il ghoster viene spesso identificato in tempi più brevi, attraverso l’improvvisa mancata risposta a messaggi e chiamate o, nel peggiore dei casi, tramite la tempestiva rimozione del contatto sui social.
Ghosting: cause ed effetti nella relazione
La prima a chiedersi il motivo della sparizione è la persona lasciata, la quale, profondamente turbata dall’evento e scettica al punto di arrivare a dubitare anche di sé stessa e delle proprie azioni, si tormenta in un continuo loop di domande prive di risposta. “Chi è veramente la persona con cui sono stata?”, “perché l’ha fatto?” o “ho sbagliato qualcosa?” sono solo alcuni tra i quesiti più comuni che l’altro tende a porsi in modo frequente, associato a emozioni negative che, in alcuni casi, possono sfociare in episodi depressivi.
Spesso chi decide di attuare il ghosting si giustifica affermando che il proprio gesto risponde alla volontà di non ferire l’altro. Di fatto, però, è proprio la sparizione improvvisa in assenza di occasioni di confronto che può causare, nelle migliori delle ipotesi, un senso di smarrimento nell’altro.
Terminare una storia può non essere facile, per questo, proprio come sono soliti fare i bambini che mentre giocano si tappano gli occhi e pensano di non essere visti dagli altri, i ghoster non si fanno più vedere credendo di cancellare il problema per sé e gli altri.
Al di là del mero comportamento scorretto, il ghosting può essere riconducibile a tratti di personalità di tipo narcisistico in cui colui che fugge, oltre a confermare il suo egocentrismo patologico, nutre il suo ego con la presunzione di controllare l’altro. Per fare un esempio relativo alla vita quotidiana, vi sarà probabilmente capitato di condividere stupore e incredulità di fronte a un messaggio o un mi piace su Facebook ricevuto da quella persona sparita improvvisamente tanto tempo fa. Il ghoster è consapevole di far leva sulla sua vittima, per questo, come spesso accade sui social o nella vita reale, si diverte a inviare lontani e quanto mai sporadici segnali di fumo solo per “controllare” l’altro e avere in cuor suo la conferma che, se ritornasse, ci sarebbe sempre qualcuno disposto ad accoglierlo a braccia aperte.
Il ghoster può aver vissuto un’infanzia in cui la o le figure di riferimento mettevano in atto gli stessi meccanismi di (pseudo) abbandono o noncuranza, che ora l’individuo adulto emula nelle relazioni interpersonali. Ripetuti eventi nel dimenticarsi di andare a prendere il proprio figlio a scuola o liberarsi dagli obblighi semplicemente sparendo, fare promesse senza poi mantenerle o l’essere assente alle richieste, possono essere alla base dei ricordi di un potenziale ghoster.
Si tratta di un comportamento di tipo passivo-aggressivo che può esser causato da un modello infantile inadeguato o, anche, di una semplice persona inetta che non si sente ad agio nella propria situazione sentimentale e che preferisce eludere le difficoltà anziché affrontarle.
La psicoterapia per superare gli effetti del ghosting
Essere lasciati senza spiegazioni e non dando modo di confrontarsi può far scaturire una serie di stati d’animo negativo. Spesso questi ultimi si rincorrono l’uno all’altro, trovando massima espressione nella rabbia per aver “sprecato” il proprio tempo assieme a qualcuno che si è dimostrato l’esatto opposto di quello che fino ad allora ha dimostrato, nella frustrazione e il senso di impotenza, -per non poter esprimere tutto ciò che si cova dentro.
Tra le emozioni emergenti di fronte alla sparizione dell’altro troviamo inoltre la tristezza che si attiva in risposta al senso d’abbandono improvviso, l’angoscia, il gran senso di turbamento e scetticismo che pervade non solo l’identità dell’altro, ma anche la propria, sorretto da pensieri come “avrei dovuto capirlo prima”, a cui consegue spesso un abbassamento del livello di autostima. Anche se tale evento può lasciare un segno profondo nel partner del ghoster, la prima cosa a cui è bene pensare è che, a meno che non si è autori di un gesto ancor più punibile che ha causato l’allontanamento, la persona che non è in grado di instaurare un rapporto reciproco e funzionale non siamo noi, ma l’altro. Essere incapaci di darsi completamente nasconde un’insicurezza e più in generale una forma di disagio.
La scienza ci suggerisce il dolore psicologico prevede lo stesso percorso neurale del dolore fisico. Essere vittima o protagonista attivo di questa dinamica relazionale può trasformarsi in una base di partenza da cui iniziare un percorso per rielaborare le proprie convinzioni e modalità di interazione.
In particolare se si è vittima della sparizione dell’altro l’affiancamento di un professionista può rappresentare uno strumento dal grande potenziale per comprendere meglio come affrontare e incanalare il dolore, affrontando e metabolizzando il problema con il sostegno di un esperto. Il percorso può prendere in esame un arco temporale più o meno vasto rispetto alla gravità del problema ed è senza dubbio faticoso, ma con il tempo può rivelarsi un ottimo compagno di vita per snocciolare tutti quei contenuti dolorosi, a partire dall’evento del ghosting, che non si ha avuto modo di affrontare e risolvere. La terapia può così rappresentare un’occasione di riscatto rispetto all’evento accaduto per capire che abbiamo bisogno di una persona che si prenda cura di noi almeno quanto lo facciamo nei suoi confronti, oltre ad essere un’opportunità per rimettersi in carreggiata e trasformare, da buoni resilienti, un ricordo spiacevole in un’esperienza di vita che potrà esserci utile in futuro.
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