Dott.ssa Benedetta Mulas
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La sessualità rappresenta una delle componenti alla base dell’esistenza umana. Può manifestarsi attraverso modalità nettamente differenti che caratterizzano il funzionamento relazionale e psicologico di ognuno di noi, facilitando o ostacolando il benessere individuale. In quest’ultima categoria rientrano la dipendenza sessuale che può attuarsi attraverso varie forme tra cui la masturbazione compulsiva, ovvero la tendenza ad auto-stimolarsi in modo impulsivo e incontrollabile, nonostante gli effetti negativi che tale pratica può esercitare sul funzionamento della persona.
Semplice autoerotismo o sexual addiction?
Per quanto ai più possa sembrare implicito, è importante sottolineare che la masturbazione rappresenta un atto naturale e fisiologico. Quest’ultimo riveste un ruolo cruciale in grado di favorire l’autoconoscenza corporea, alleviare lo stress quotidiano e produrre sensazioni piacevoli.
Diversamente, quando parliamo di masturbazione compulsiva ci riferiamo a una forma di autoerotismo che porta la persona a sperimentare un bisogno impellente e irrazionale di auto stimolarsi sessualmente. Questa necessità viene vissuta come ossessiva, ovvero come un pensiero dominante nella mente nonostante i tentativi messi in atto per allontanare le idee e gli impulsi correlati. Il desiderio compulsivo la porta a soddisfare tale bisogno anche in luoghi e momenti totalmente inopportuni e, in alcuni casi, arriva a ripetere tale azione dedicandole la maggior parte del tempo e delle energie giornaliere.
La presenza di pensieri e desideri frequenti e intrusivi assieme all’incapacità di controllare efficacemente la propria sessualità nonostante gli effetti negativi rappresentano gli elementi alla base dei Disturbi da Ipersessualità entro cui si colloca la masturbazione compulsiva.
Nel manuale diagnostico Dsm IV i criteri diagnostici di questi disturbi prevedono la presenza di sintomi come fantasie sessuali, impulsi e comportamenti presenti da almeno sei mesi, non causati dall’utilizzo di sostanze. I sintomi portano la persona a sfogare i propri impulsi sessuali compromettendone il funzionamento di vita a causa dell’intensità e la frequenza delle azioni messe in atto per soddisfare tali bisogni, nonostante il tentativo infruttuoso di controllarli.
Le fantasie sessuali possono essere sfogate attraverso azioni compulsive che includono la masturbazione, la frequentazione di strip club, pornografia, sesso telefonico o online e rapporti sessuali con persone consenzienti.
Nel caso della masturbazione compulsiva, tale atto può arrivare a configurarsi come l’unica modalità che la persona impiega per soddisfare i propri impulsi sessuali. Così facendo l’individuo cessa di utilizzare la masturbazione come forma di autoerotismo in grado di facilitare i rapporti sessuali interpersonali, autoescludendo la possibilità di sperimentarsi in relazione con l’altro e allontanando tutti gli elementi di natura affettiva, emotiva e cognitiva che ruotano attorno al rapporto a due.
Le principali cause e l’importanza di un approccio integrato
Nel manuale diagnostico Dsm III questi disturbi rientravano nelle addiction sessuali in quanto presentano forti elementi in comune con le dipendenze. Questa visione è coerente con il modello della dipendenza sessuale elaborato da Orford per spiegare i Disturbi da Ipersessualità.
Secondo l’autore la masturbazione compulsiva e le dipendenze sessuali presentano forti somiglianze con i quadri clinici tipici delle persone con problemi di tossicodipendenza. In entrambi i casi con il passare del tempo la persona tende ad aumentare l’attività sessuale sviluppando una tolleranza agli effetti dei propri comportamenti che la spingono a ripetere l’azione disfunzionale in modo sempre più ravvicinato e compulsivo.
Un’altra somiglianza riguarda la presenza di sintomi di astinenza come ansia, depressione, ruminazione e senso di colpa e l’impossibilità di ridurre e controllare l’attività masturbatoria o, nel caso della tossicodipendenza, il consumo di sostanze. Il modello dell’addiction sembra trovare riscontro da varie ricerche che riferiscono un’alta comorbidità tra i disturbi da ipersessualità e altre dipendenze e dalle somiglianze riscontrate nella sintomatologia legate all’astinenza tipiche di entrambi i disturbi.
In tale ottica la dipendenza sessuale e la masturbazione compulsiva presentano quindi le stesse cause di altre forme di dipendenza: il comportamento viene attuato allo scopo di alleviare l’angoscia e dissociarsi da problemi e condizioni di disagio. L’atto compulsivo della masturbazione viene percepito come egosintonico in quanto permette alla persona di assicurarsi una gratificazione temporanea che alimenta il circolo vizioso. Alcune ricerche risaltano tale tendenza anche in età evolutiva, con bambini che utilizzano la masturbazione in modo compulsivo come anti stress e, considerata la natura persistente, anche in questi casi è importante rivolgersi a uno psicologo in grado di comprendere le motivazioni alla base di tali azioni.
Altri studi si sono focalizzati sull’età adulta e hanno riscontrato forti somiglianze tra la dipendenza sessuale e il narcisismo tra cui presenza di bassa autostima e di relazioni interpersonali limitate e superficiali. Ma il dato ancor più interessante emerso da queste ricerche riguarda la tendenza a utilizzare la sessualità come meccanismo di difesa dalle emozioni e dalla relazione con l’altro allo scopo di fronteggiare l’angoscia della frammentazione del sé.
Le cause della masturbazione compulsiva e di altri comportamenti legati alla dipendenza sessuale, infatti, possono includere anche una storia di vita segnata dall’abuso e dalla trascuratezza emotiva, oltre alla presenza di traumi irrisolti. Il trattamento dei disturbi da iperattività sessuale prevede un approccio integrato svolto da un’equipe multidisciplinare in grado di agire su vari livelli del funzionamento individuale. L’intervento integrato può contemplare la psicoterapia individuale, i gruppi di auto-aiuto e la terapia farmacologica.
I gruppi di auto-aiuto possono rappresentare un valido strumento per favorire lo sviluppo di relazioni interpersonali basate su modelli alternativi in grado di alimentare il confronto con l’altro. Questi gruppi possono tornare utili anche per ridurre il senso di colpa e la vergogna derivanti dalla stigmatizzazione sociale.
Altre forme di intervento come la terapia farmacologica spesso sono attuate solo nella fase iniziale del percorso psicoterapeutico e prevedono la prescrizione di farmaci antidepressivi ad azione serotoninergica o di farmaci ad azione antiandrogenica.
La psicoterapia aiuta il paziente a toccare con mano le cause del proprio disagio e a ristabilire modelli interpersonali correttivi che spesso la persona ha perso per via delle condotte attuate.
Per ottenere tale risultato psicoterapeuta e paziente lavorano sul riconoscimento dei propri bisogni e sulla discriminazione di quelli percepiti come impellenti, dando finalmente spazio ai desideri inascoltati e rimpiazzati con la masturbazione o altri atti di natura compulsiva. Il percorso psicoterapico rappresenta una grande possibilità che permette al paziente di rimettersi in gioco, superare i problemi emotivi e relazionali alla base del disturbo e a ripristinare un buon equilibrio nelle pratiche legate all’autoerotismo.
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