Dott.ssa Benedetta Mulas
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Durante la propria carriera scolastica o universitaria molti ragazzi iniziano a sperimentare una vera e propria ansia da studio che gli impedisce di raggiungere gli obiettivi prefissati. A livello comportamentale i giovani possono arrivare a dedicare tantissime ore allo studio, senza tuttavia arrivare al completamento del percorso formativo a causa del cosiddetto blocco negli esami. Tutto questo trascurando che in molti casi il vero blocco risiede nell’incertezza del futuro e nella paura legata alla crescita.
Incertezza, procrastinazione e altri segni tipici
Molti studenti sperimentano uno stato emotivo ansioso circoscritto alle attività didattiche. Si tratta quindi di un fenomeno limitato, che non caratterizza l’intero funzionamento del soggetto ma influisce negativamente sulle performance formative. L’ansia da studio può esprimersi attraverso modalità differenti, ad esempio procrastinando le attività didattiche quotidiane riducendosi a ridosso della valutazione finale. Nella maggior parte dei casi questi studenti non si presentano all’esame, prolungando drasticamente i tempi necessari per l’acquisizione del titolo formativo. Lo stesso esito può avvenire attraverso ruotine quotidiane completamente diverse, come nel caso di studenti che, contrariamente ai primi, dedicano ore e ore allo studio, convinti di adottare una strategia vincente che, inizialmente, sembra permettergli di arrivare alla valutazione finale con una buona preparazione. Tuttavia, anche in questo caso l’ansia da studio tende a provocare lo stesso risultato: con l’avvicinarsi del giorno dell’esame aumentano le incertezze.
La speranza riposta inizialmente nelle attività di studio viene via via sostituita dal timore di non farcela e dall’evitamento della situazione temuta. Rimandare gli esami senza individuare le cause, però, è poco fruttuoso in quanto solitamente l’ansia da studio tende a instaurare un circolo vizioso che alimenta la credenza di base di insicurezza, supportata dai precedenti fallimenti. Malgrado possa capitare di essere etichettati come pigri o nullafacenti, è bene ricordare che l’ansia da studio è causata da fattori psicologici che possono essere facilmente risolti, a patto di essere individuati e trattati correttamente.
Un blocco che non aiuta a crescere: cause e trattamento
L’ansia da studio può dipendere da fattori evolutivi, strettamente collegati al periodo di vita dell’individuo. In alcuni casi il disturbo può dipendere dalla paura di crescere e in tale senso le scarse performance scolastiche o universitarie rappresentano solo la punta dell’iceberg di una situazione più complessa. La paralisi che la persona sperimenta con l’avvicinarsi del giorno dell’esame si configura quindi come la semplice espressione di quello che risulta essere il vero blocco: passare ad una fase di vita nuova, e dunque sconosciuta, associata a nuovi ruoli e responsabilità.
L’evitamento che lo studente mette in atto non presentandosi all’esame presenta tratti analoghi a quanto avviene nel percorso evolutivo individuale. Più precisamente, il non completamento delle prove finali consente di evitare di arrivare alla fine del proprio percorso formativo e di intraprendere una strada diversa, orientata al lavoro e all’autonomia.
Non di rado la paura di crescere combacia con il timore del distacco dal nucleo familiare e dalla protezione che quest’ultimo ha fornito al giovane sin dalla nascita. Nonostante quest’ultimo abbia già affrontato vari passaggi evolutivi nel corso della propria storia di vita, il completamento del percorso di studi, soprattutto se universitario, lo spinge ad affrontare una situazione nettamente diversa. Ciò avviene in quanto, per la prima volta, tutte le responsabilità legate al nuovo stadio di vita dipendono strettamente dalla persona.
Crescere, laurearsi e trovare un lavoro da un lato rappresentano mete ambite, il cui raggiungimento è fondamentale per esprimere pienamente sé stessi, ma dall’altro obbliga la persona a fare i conti con le proprie modalità di funzionamento come individuo o, per dirla più semplicemente, di camminare con le proprie gambe.
In questa particolare fase di vita il timore di non farcela e la sensazione di non possedere i mezzi adeguati per ritagliarsi il proprio spazio nel mondo possono sfociare in una crisi che, di fatto, non può essere affrontata limitandosi esclusivamente ai risultati formativi. Il problema principale sta nel fatto che l’ansia agisce come un circolo vizioso in cui il pensiero associato alla paura del fallimento rende difficile raggiungere una visione più chiara e definita della situazione, impedendo di porvi rimedio.
Per questi motivi la psicoterapia può configurarsi come uno strumento efficace per superare il blocco negli esami e risolvere i problemi legati all’ansia sottostante. La paura di crescere può essere alimentata da vari fattori: dalla semplice familiarità con i disturbi d’ansia all’interiorizzazione di un sistema valoriale particolarmente marcato, che spinge la persona a guidare il proprio comportamento secondo aspettative molto elevate.
Queste aspettative possono sfociare in pensieri disfunzionali e assolutistici sorretti dalla percezione di un’immagine di sé vulnerabile e insicura. Ad esempio la persona potrebbe pensare che, una volta laureata, deve assolutamente trovare un lavoro che la renda subito economicamente autonoma.
Il pensiero assolutistico è tale perché non ammette la possibilità di opzioni alternative. Se da un lato questo tipo di pensiero agisce come una spinta motivazionale che consente di raggiungere traguardi importanti, dall’altro si trasforma in un’enorme fonte d’ansia che porta la persona a modificare il proprio comportamento evitando gli esami e quindi interrompendo il percorso di crescita, ma senza modificare il pensiero disfunzionale alla base del malessere. La psicoterapia può aiutare nel ristrutturare i pensieri assolutistici alla base del timore di non farcela, facilitando l’acquisizione di processi cognitivi più realistici e flessibili. Ciò consente, ad esempio, di modificare le proprie aspettative e di ridurre automaticamente l’ansia derivante dalla paura di crescere e di non essere all’altezza delle sfide future.
Quella del fallimento è un’altra componente al centro del percorso psicoterapico, assieme al lavoro che terapeuta e paziente svolgono sulla rappresentazione interna di quest’ultimo.
Ciò consente allo studente di interrompere il circolo vizioso e di tornare a superare brillantemente gli esami e con loro i vari passaggi evolutivi implicati, integrando finalmente la possibilità di sperimentare esiti diversi basati sulla rappresentazione di una persona autonoma e capace.
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