Dott.ssa Benedetta Mulas
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L’analisi dei sogni è parte integrante e fondamentale del processo terapeutico nella psicoterapia della Gestalt. Per Perls, la persona completamente “sana” è quella che, nel qui e ora, è in contatto con se stessa e con il mondo, ossia con i propri sensi, sentimenti e con quanto vive nell’attimo presente. In tal senso, lo scopo della terapia è permettere al paziente di diventare consapevole dei modi in cui egli si autosabota nella sua realtà quotidiana, delle modalità in cui si allontana dal contatto reale e profondo con se stesso, con i suoi reali bisogni e le sue vere necessità, identificandosi “con le fantasie, con i propri pregiudizi, le proprie apprensioni…” e dunque allontanandosi pericolosamente da Sè. Nella terapia gestaltica è il “come” che diventa fondamentale, non il “perchè” come nell’approccio freudiano che, rispondendo a una logica di causa-effetto, va a cercare negli eventi passati le ragioni della patologia o dei sintomi espressi dalla persona. La terapia gestaltica dunque non interpreta, non cerca cause, ma ha come obiettivo l’integrazione, agendo sul “come”, rientrando in contatto coi “sensi” e non con la “testa” e lasciandosi guidare da essi come una bussola che indica la propria rotta nel mondo. Fritz Perls, fondatore di tale approccio, considera il sogno come “l’espressione più spontanea dell’esistenza umana” oltre che il misterioso e alato portatore di un “chiaro messaggio esistenziale su quel che manca alla nostra vita, su quello che evitiamo di fare e di vivere”. In tal senso, anche il sogno non va interpretato, né spiegato ma va osservato come la manifestazione di parti di noi stessi, dissociate, alienate, ripudiate, che cercano di essere reintegrate, di rientrare in contatto, di dirci qualcosa su quel “come” ci relazioniamo a noi e al mondo in cui abitiamo. Il sogno ha radici nel presente e del nostro presente ci parla, fornendoci un’ottima occasione per “scoprire i buchi della nostra personalità”. Per Perls ogni frammento e parte del sogno è espressione di parti della personalità del sognatore e identificarsi in tali frammenti permette alla persona di aggiungere consapevolezza degli spazi vuoti che si hanno, delle situazioni che si evitano, delle proprie paure o fantasie catastrofiche, delle parti di sè che reclamano integrazione e diritto di cittadinanza nella nostra anima. Nella tecnica gestaltica, il sogno viene fatto raccontare al presente perché il paziente possa entrarci in contatto, rivivendolo nel qui e ora della narrazione, e successivamente gli si chiede di identificarsi nelle varie parti che compongono il teatro onirico, siano essi altre persone, oggetti, animali, paesaggi. Si lavora sulle proiezioni facendo dialogare gli elementi che sembrano polarità in conflitto, facendoli incontrare tra loro finché non si arriva alla comprensione, all’apprezzamento della diversità, all’integrazione delle forze contrapposte. Guadagnando in consapevolezza, la persona guadagna in vitalità, entra in contatto con nuove esperienze, con nuovi pezzetti di sé, esce dall’alienazione. Diventando consapevoli delle nostre vere esigenze e bisogni, possiamo lavorare su quel “come”, per far si che la nostra vita quotidiana e le nostre azioni siano il più possibile in linea con quello che sentiamo davvero, che desideriamo davvero, di cui abbiamo davvero necessità. I sogni ricorrenti, ad esempio, segnalano esattamente questo: la necessità che una determinata situazione, un determinato conflitto sia affrontato e integrato nella coscienza. Il sogno ricorrente sparisce o cambia, nel momento in cui la persona recepisce il messaggio esistenziale che in esso è contenuto, lo fa suo e lo trasforma in azione nella propria vita. Sia i sogni ripetuti che gli incubi vengono considerati da Perls come “avvertimenti” che tendono a frustrare la persona per spingerla e stimolarla a crescere, a evolversi, a superare quella “impasse” che ne impedisce la crescita. Guardare il blocco permette di crescere, ma, per farlo, occorre entrare in contatto con la frustrazione e la sofferenza e questo è il motivo per il quale la maggior parte degli esseri umani attiva la modalità di fuga: “l’impasse è contrassegnata dall’atteggiamento fobico, cioè dalla fuga. Abbiamo paura ed evitiamo la sofferenza, soprattutto la sofferenza della frustrazione…pur di non sopportare i dolori della crescita, preferiamo restare degli immaturi, continuare a manipolare il mondo”. Il terapeuta della Gestalt parte dunque dal presupposto che, qualsiasi cosa il paziente si aspetti da lui, egli è perfettamente in grado di farlo da solo. Paradossalmente, il sostegno alla persona viene dato proprio rifiutandosi di fare le cose al posto suo e mettendola nelle condizioni di fare da sola. Davanti all’impasse, ci si rende infatti sempre conto che quello che sembrava impossibile è in realtà possibile e lì avviene il cambiamento, l’evoluzione, l’abbandono di copioni di vita tossici e poco soddisfacenti. La vera meta dell’esistenza è “diventare” e per Perls questo è possibile solo quando la persona si pone di fronte alla responsabilità della sua esistenza. “Responsabilità significa capacità di rispondere: capacità di essere vivi, di sentire, di esercitare la propria sensibilità. Ma responsabilità vuol dire soltanto: “Io sono io; in me ho raccolto e sviluppato quello che posso essere”. In altre parole, la responsabilità è la capacità di rispondere e di essere pienamente responsabili nei confronti di se stessi, e di nessun altro. Personalmente sono convinto che la caratteristica fondamentale della persona matura sia proprio questa”. Il sogno e le sue immagini ci permettono di diventare più consapevoli e dunque più responsabili, regalandoci la faticosa e insieme meravigliosa opportunità di scegliere per noi stessi e di far somigliare la nostra esistenza a ciò che davvero sentiamo e vogliamo.
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