Dott.ssa Benedetta Mulas
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La paura di cadere nel vuoto rappresenta una grande risorsa per ciascuno di noi, aiutando l’individuo a proteggersi e preservandolo da situazioni che potrebbero mettere a repentaglio la propria esistenza. Tuttavia in alcuni casi la paura dell’altezza può assumere una veste disfunzionale, attivandosi anche di fronte a condizioni che non pregiudicano l’incolumità della persona, come accade nel caso dell’Acrofobia.
Cos’è l’acrofobia e come si manifesta
L’acrofobia rientra nelle cosiddette fobie specifiche, intese come uno stato caratterizzato da intensa paura che si attiva in risposta all’esposizione a determinati stimoli esterni o situazioni. Il contatto con tali stimoli genera nell’individuo una forte reazione di ansia o paura che può limitare fortemente il funzionamento psicologico e sociale del soggetto. A differenza di altre condizioni come il Disturbo d’Ansia Generalizzato, l’acrofobia è definita una fobia specifica in quanto contraddistinta da sintomi correlati a situazioni circoscritte, come l’affacciarsi dal balcone di casa o la vista dell’altezza raggiunta quando si salgono le scale.
Premessa la necessaria distinzione tra una sana paura delle altezze, che in generale aiuta la persona a preservare la propria incolumità, l’acrofobia come altri disturbi fobici può restare circoscritta ad alcune situazioni specifiche, talvolta senza generare nella persona un reale bisogno di richiedere un sostegno professionale, o in altri casi può configurarsi come condizione invalidante poiché in grado di limitare anche lo svolgimento di azioni semplici quali, ad esempio, salire le scale. Non di rado, infatti, chi soffre di una fobia specifica effettua tentativi di controllo basati sull’evitamento della situazione temuta, ad esempio evitando di raggiungere luoghi sopraelevati o svolgere attività quali prendere l’aereo. In tal modo l’individuo riesce a contenere o evitare completamente l’attivazione dei sintomi tipici dei disturbi fobici, come l’accelerazione del battito cardiaco, un’aumentata sudorazione, giramenti di testa o iper ventilazione, senza tuttavia risolvere il problema alla radice e, di fatto, limitando le proprie scelte quotidiane.
La psicoterapia può aiutare la persona nel riprendere il controllo delle situazioni temute, affrontando insieme le cause che hanno scatenato il disturbo. In alcuni casi la paura delle altezze può essere generata da precedenti esperienze che hanno caratterizzato la storia di vita del paziente, acquisendo l’immagine mentale dell’altezza come stimolo fobico e non solo come fonte di potenziale pericolo per ogni persona. In altri casi l’apprendimento per condizionamento può avvenire in modo indiretto, ad esempio attraverso l’acquisizione di racconti e testimonianze di persone vicine, come le figure primarie di riferimento. In altri casi, la paura delle altezze può derivare da fattori scatenanti di natura simbolica, che portano l’individuo a proiettare sullo stimolo fobico vissuti o esperienze ben distanti dalla semplice altezza, talvolta più connessi alla percezione di equilibrio interiore.
Spesso il tema centrale riguarda un contenuto molto frequente anche nei disturbi ossessivi, ovvero la paura di perdere il controllo. Molti pazienti affetti da acrofobia, infatti, associano alla situazione temuta il terrore di perdere il controllo, rischiando di perdere l’equilibrio e cadere di sotto. Per questo la maggior parte degli approcci psicoterapeutici mira a costruire con il paziente un progetto condiviso, basato sulle esperienze da lui vissute in prima persona e alla ricerca del significato che il sintomo porta con sé. Ciò consente anche di ricostruire la catena di pensiero prodotta dal soggetto che spesso si attiva anche al solo immaginare lo stimolo fobico, consentendo a terapeuta e paziente di identificare gli schemi cognitivi e comportamentali disfunzionali, i vissuti emotivi collegati alla paura ed a sostituirli con strategie per lui più utili.
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