Dott.ssa Benedetta Mulas
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Rogers è conosciuto come l’ideatore di un approccio terapeutico alternativo centrato sull’individuo. L’assunto di base di tale modello parte dal riconoscimento del ruolo del terapeuta come di colui che aiuta la persona a superare le proprie crisi. Ciò avviene attraverso la riscoperta delle risorse che già possiede, da riscoprire e valorizzare attraverso lo scambio relazionale che avviene nel setting.
Il modello rogersiano: tra funzione di aiuto e assenza di direttività
Carl Rogers ha elaborato un modello basato su un approccio non direttivo: la terapia viene intesa come una relazione d’aiuto che, a differenza di altre correnti, pone la dimensione prettamente clinica in penombra, focalizzandosi sul potenziale umano.
L’atteggiamento del terapeuta rogersiano segue tale scia, aiutando il cliente a favorire processi di evoluzione e crescita in modo da imparare a gestire determinate situazioni in modo più efficace ed integrato. Mentre altri approcci più direttivi si concentrano sull’applicazione di protocolli e tecniche per ridurre lo stato di disagio del paziente, il modello rogersiano si identifica come un approccio centrato sulla persona proprio in virtù del ruolo attivo che il cliente riveste all’interno della relazione terapeutica.
Secondo Rogers, infatti, ogni persona possiede al suo interno, in modo innato e spontaneo, importanti risorse e abilità per la gestione di comportamenti ed emozioni, così come competenze di autocomprensione che gli permettono di trasformare positivamente la propria immagine personale. Questo enorme potenziale prende il nome di tendenza attualizzante e la sua espressione rappresenta uno dei principali obiettivi di lavoro nella terapia centrata sulla persona.
È chiaro da subito come, in tale ottica, il terapeuta non rivesta più un ruolo direttivo, agendo piuttosto come coadiuvante delle risorse e della volontà dell’altro. Il compito del terapeuta centrato sul cliente è quello di favorire le condizioni idonee che permettono al cliente di esprimere queste risorse che, benché naturalmente presenti, possono talvolta manifestarsi solo in forma potenziale.
Attraverso la condivisione il cliente è messo nella condizione di acquisire gradualmente una maggiore comprensione dei propri stati interni e delle risorse personali, consapevolezza che secondariamente aiuta l’individuo nel compiere scelte in linea con i propri obiettivi. Si tratta di un approccio innovativo che ribalta la visione dell’uomo come in balia di impulsi e tendenze distruttive per sé e gli altri, convertendo l’individuo in un essere complesso e razionale, fortemente orientato ai propri scopi.
Tre elementi centrali della terapia rogersiana
La terapia centrata sul cliente si basa su un rapporto paritario. L’atteggiamento non direttivo del terapeuta serve a co-costruire una relazione terapeutica intesa come un percorso tra due persone che si evolvono insieme, favorendo un intervento di crescita e trasformazione per entrambi. Ciò favorisce il passaggio dalla staticità a una condizione più dinamica, dove le difese strutturate di entrambi si muovono verso l’accettazione di sé e dell’altro grazie alla piena espressione della tendenza attualizzante dei due interagenti.
Secondo l’approccio rogersiano per far emergere tale potenziale occorre instaurare con un cliente un clima basato su tre elementi principali: accettazione, empatia e piena fiducia nell’altro. Per quanto riguarda il primo punto, la relazione terapeutica è guidata da un’accettazione incondizionata, nella quale lo psicologo assume un atteggiamento aperto e lontano dal giudizio dell’altro, ma non solo. Il terapeuta rogersiano mette da parte pregiudizi e preconcetti ponendo al centro del lavoro terapeutico pensieri e sentimenti, che non vengono messi in discussione ma accettati attraverso un approccio basato sulla comprensione empatica. Così facendo lo psicologo si mette nella condizione di entrare nel mondo interiore del cliente, nei suoi pensieri e nelle emozioni correlate alla narrazione degli eventi di vita.
Ciò accade grazie alla presenza di una relazione paritaria nella quale il terapeuta ha piena fiducia nel potenziale del cliente. Il dialogo clinico si basa sull’autenticità: l’assenza di giudizio rende possibile per entrambi mostrarsi per ciò che si è realmente, facilitando il clinico nell’evitare di assumere una posizione di esperto rispetto alla condizione altrui. Parallelamente, l’assenza di giudizio e la possibilità di esprimere liberamente i propri pensieri ed emozioni senza che questi ultimi diventano oggetto di messa in discussione, facilita il paziente nel comunicare in modo trasparente i propri stati interiori.
Per garantire tali condizioni il terapeuta rogersiano svolge un lavoro preventivo su sé stesso al fine di offrire al cliente una relazione basata sulla congruenza, ovvero sulla consapevolezza dei propri vissuti e del modo in cui questi ultimi possono potenzialmente interferire nel lavoro psicoterapeutico. Sul piano pratico ciò si traduce nel comunicare, in modo autentico, vissuti ed emozioni che possono emergere nel corso della terapia, agendo anche come fattore di modeling per l’altro.
A discapito del nome, l’approccio centrato sulla persona può essere applicato non solo al lavoro individuale ma anche a quello gruppale, incluso l’ambiente scolastico e aziendale. In tutti i casi possono essere stabiliti obiettivi differenziati, che partono però dal presupposto comune della visione della relazione quale occasione di crescita. Si tratta di un assunto centrale della corrente umanistica cui Rogers aderisce, strettamente connesso alla convinzione che l’obiettivo primario della relazione terapeutica è quello di aiutare l’altro a orientarsi verso un cambiamento positivo e ad accettare il grande senso di responsabilità connesso alla trasformazione e all’autorealizzazione.
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