Dott.ssa Benedetta Mulas
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Ogni rapporto di coppia genera dubbi e insicurezze che entrambi i partner si pongono e che possiedono il fine di difendere la persona, ma anche di permettere a entrambi di far evolvere la propria relazione. In alcuni casi, però, possono emergere dubbi ossessivi e azioni compulsive che sfociano nell’ambito clinico in un quadro che prende il nome di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.
Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: definizione e punti chiave
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è una sindrome di rilevanza clinica che interferisce in modo significativo con il funzionamento individuale, sociale o lavorativo. Tale disturbo è caratterizzato dalla prevalenza di pensieri e preoccupazioni ossessive e di azioni compulsive attivate in risposta all’ansia generata da tali processi cognitivi. I pensieri ossessivi possono essere diretti a figli, parenti o persone a noi vicine, ma più spesso coinvolgono la relazione di coppia.
Ciò che distingue questo disturbo dal DOC tradizionale riguarda la natura relazionale del sintomo. Le ossessioni possono esprimersi mediante quesiti come “è la persona giusta per me?” o “l’altro/a può rendermi veramente felice?” le quali, pur variando da un caso all’altro, condividono un forte timore di fondo rispetto al rapporto di coppia. Tali pensieri sono spesso associati all’impulso di lasciare l’altro per fuggire dalla relazione, creando forti squilibri che ostacolano il benessere della coppia.
Chi soffre di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione vive tali pensieri come intrusivi e fonte di profonda angoscia. Per far fronte a tale disagio quest’ultimo tende a mettere in atto azioni compulsive come l’analisi ossessiva dei propri sentimenti e pensieri rispetto alla relazione di coppia, la ricerca spasmodica di rassicurazioni da parte di persone esterne o il frequente confronto tra il partner attuale e conoscenti o i propri ex. In altri casi le compulsioni più comuni del Doc da Relazione possono portare la persona ad attuare strategie di evitamento di tutte quelle situazioni in grado di attivare il dubbio sulla relazione o, in alternativa, strategie di neutralizzazione dei pensieri ossessivi, ad esempio impegnandosi nel ricordare i momenti felici ogni qual volta emergono insicurezze rispetto alla storia di coppia.
Psicoterapia del DOC da relazione: una lettura in chiave psicodinamica
I sintomi ossessivo compulsivi possono essere incentrati sul partner o sulla relazione; in entrambi i casi l’attuazione delle strategie compulsive sopra citate non fa altro che alimentare il circolo ossessivo portando la persona a richiedere un supporto professionale per superare tale blocco.
L’aspetto più complesso del Doc da Relazione risiede nella natura della sintomatologia ad esso correlata. Questo perché chiunque può sperimentare dubbi e forti insicurezze rispetto al partner, secondo una scala di intensità variabile in cui è difficile, per la persona, comprendere quanto la propria reazione rientri nella norma piuttosto che in un quadro clinico.
Secondo l’approccio psicodinamico le ossessioni rappresentano delle strategie che la persona mette in atto al fine di difendersi dalla perdita dell’oggetto buono attraverso il costante monitoraggio tipico della relazione di coppia. In tale ottica le ossessioni derivano da impulsi sessuali e aggressivi di natura primitiva che hanno come oggetto principale il partner.
In chiave psicodinamica la concettualizzazione dei pensieri ossessivi è associata a pregresse condizioni di impoverimento delle relazioni con le figure significative e attribuisce particolare enfasi ai sottostanti processi di natura conscia e inconscia.
Il Doc da Relazione può emergere come conseguenza di particolari relazioni con le figure di riferimento che, in età infantile, non hanno assicurato il rispecchiamento emotivo e il contenimento delle angosce del bambino, provocando in quest’ultimo esperienze di vuoto e solitudine; le stesse che successivamente proietta nella relazione di coppia.
Per colmare l’ansia che tale vuoto emotivo provoca il bambino sperimenta uno stato di eccessiva attivazione che si attiva nel tentativo di colmare il vuoto interiore. Di fronte al terrore della perdita degli oggetti buoni tipica dell’esperienza abbandonica, l’individuo mette in atto due meccanismi di difesa primitivi: la scissione e l’idealizzazione.
Nel Doc da Relazione tali meccanismi emergono fortemente nei processi cognitivi, portando la persona da un lato a idealizzare il proprio modello di coppia e di relazione, dall’altro ad assumere un pensiero di tipo dicotomico che la porta a interpretare le dinamiche di coppia in termini di buono o cattivo, escludendo ogni possibile sfumatura.
Tale rigidità cognitiva unita al forte impiego dei meccanismi di difesa sopra citati ci offre un’interessante modello in grado di spiegarci il motivo per cui il Doc da Relazione è caratterizzato da un aumento dell’utilizzo delle difese primitive e dalla conseguente iperattivazione dei processi cognitivi a dispetto di quelli emotivi.
L’emotività e le dinamiche affettive correlate rappresentano un importante ambito di lavoro nel setting psicoterapeutico, aiutando il paziente nel migliorare le proprie abilità di autoregolazione affettiva. Inoltre, la psicoterapia consente alla persona di comprendere le dinamiche più profonde legate al proprio funzionamento mentale, consentendole di apprendere modelli relazionali più funzionali e di rileggere il sintomo ossessivo relazionale come un tentativo disperato di controllo e di evitamento della perdita dell’oggetto buono.
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