Dott.ssa Benedetta Mulas
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L’Ortoressia Nervosa, ossia la fobia per cibi considerati pericolosi, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dalla ricerca maniacale di cibi naturali, biologici e quindi non trattati con pesticidi o additivi artificiali.
Questo disturbo riconosciuto solo recentemente può diventare a volte l’unico scopo della vita di chi ne soffre, andando ad inficiare in maniera intensa e significativa la qualità della vita, il benessere fisico e psicologico e la vita sociale e di relazione.
Il 15% delle persone che soffrono di disturbi alimentari sono affette da ortoressia, ma essa si differenzia dalla bulimia o dall’anoressia, poiché in tale disturbo il cibo diventa una vera e propria questione morale legata alla qualità, mentre nei disturbi sopra menzionati il focus del problema interessa la “quantità” del cibo ingerito.
È un disturbo sempre più in crescita e interessa sia la popolazione femminile che maschile, la cui fascia d’età è in media quella sopra i trent’anni.
Spesso c’è comorbilità con disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, poiché chi soffre di tale disagio è ossessionato da paure di contaminazione, da ipocondria e terrore delle malattie o dal morboso desiderio di avere un corpo sano e resistente al tempo o alle infezioni.
Per raggiungere tali scopi, vengono impiegate tantissime energie (mentali e fisiche) e moltissimo tempo al reperimento, alla preparazione e alla conservazione dei cibi da ingerire, sviluppando vere e proprie routine e rituali ossessivi.
Il pericolo di contaminazione, virus, batteri mano a mano si allarga a ventaglio coinvolgendo sempre più ambiti, legati sia al cibo stesso che agli involucri nei quali esso può essere contenuto ed agli strumenti che servono a prepararlo.
Quando il soggetto entra in contatto con cibo da lui ritenuto non sano arriva a provocarne l’evacuazione forzata attraverso condotte di eliminazione e depurazione.
Questa severità come già detto diventa mano a mano sempre più rigida, l’infrazione di tali regole è sempre meno ammessa e, quando ciò accade, il soggetto rimane imtrappolato nei sensi di colpa ai quali tenta di ovviare autopunendosi o generando, in un circolo vizioso sempre più tossico e autoannientante, rituali ancora più severi.
Tutto ciò comporta un vero e proprio disgusto per chi mangia in modo normale e di conseguenza la vita di relazione diventa difficile e addirittura impossibile, per cui la persona può arrivare a isolarsi sempre di più e a consumare i propri pasti solitudine (o a dover portare il proprio cibo se costretto ad accettare inviti a pranzi o a cene).
In genere molte amicizie vengono interrotte, poiché non ci si sente compresi e ci si sente superiori a chi non condivide il proprio stile di vita e la persona si trova sempre più avviluppata nella solitudine e nell’isolamento.
La convinzione errata è quella di avere un buon autocontrollo e cura di sè, in realtà il soggetto vive in una continua altalena di euforia (quando riesce a resistere alle tentazioni e a rispettare i suoi rituali) e senso di colpa, ansia e nervosismo per le paure della contaminazione, per gli “errori commessi” e per le enormi energie spese nel meccanismo del controllo .
Nel trattamento dell’ortoressia nervosa dovrebbero essere coinvolti oltre allo psicologo psicoterapeuta anche un medico e un nutrizionista.
Un’equipe multidisciplinare risulta necessaria e fondamentale per trattare i diversi ambiti coinvolti in tale disturbo: quello dei danni fisici, quello dell’approccio col cibo e gli aspetti psicologici e le cause inconsce che stanno alla base del disagio.
L’Ortoressia è un disturbo nuovo e ancora difficile da riconoscere, tuttavia è importante, una volta che il soggetto o i suoi cari ne siano consapevoli, chiedere aiuto per permettere alla persona che ne soffre di ripristinare e riportare in equilibrio il senso di Sè, un rapporto sano col cibo e col proprio corpo, il benessere fisico e psicologico e la vita di relazione.
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